[OltreRocciamelone] - Venaus: quale futuro per l'ex-cantiere?

VENAUS (TO) – Nuovi lavori fervono nell’area dell’ex-cantiere Pont-Ventoux, e la cittadinanza si interroga sulla destinazione futura di quei 15.000 metri quadri di terreno.

La storia

L’area, in origine agricola, fu convertita in cantiere nel 1984, quando cominciò la costruzione dell’autostrada. Passarono gli anni e si susseguirono diverse aziende e diverse opere, finché, nei primi anni 2000, tutti i lavori terminarono e l’area rimase inutilizzata, una distesa di terra calpestata e di baracche.

Intervenne allora il comune, che strinse un accordo con l’ultima azienda che occupò quei terreni. In base a questo accordo, l’azienda non avrebbe più dovuto smantellare il cantiere e ripristinare l’area agricola a sue spese, ma avrebbe dato una somma, inferiore al costo di questa operazione complessa, all’amministrazione comunale che si sarebbe fatta carico dell’area. Così accadde, e i fondi acquisiti servirono al comune per acquistare i terreni privati in occupazione temporanea sui quali sorgeva il cantiere.

Si pose a quel punto il problema di come recuperare e convertire l’area, ma ancora non è stata trovata una soluzione che soddisfi tutta l’amministrazione comunale.


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Nel frattempo, dal momento che Venaus è un paese a rischio valanghe, nel 2009 il Comune, insieme con vari enti ed istituzioni, ha varato un piano-valanghe, che, dopo uno studio accurato del territorio, ha stabilito una normativa per gestire al meglio eventuali emergenze. Secondo tale piano 153 venausini abitano in zone a rischio e dovrebbero essere evacuati in caso di valanga. Di questi, 78 non troverebbero rifugio presso amici o parenti, quindi avrebbero bisogno di un luogo di accoglienza.

Cosa sta accadendo?

Sono cominciati dei lavori di manutenzione che riguardano una delle baracche dell’ex-cantiere, per un costo di 100.000 €. Tali lavori sono finalizzati a rendere il fabbricato un edificio strategico in caso di valanghe, che ospiti le famiglie sfollate. Avrà 25 posti letto e, una volta terminato, sarà dato in gestione esterna, in modo da servire anche per uso turistico.

A seguito all’inizio dei lavori, durante il consiglio comunale di giovedì 10 giugno, la minoranza ha presentato un’interpellanza richiedendo la sospensione immediata dei lavori e si è acceso un dibattito su come sia meglio utilizzare quest’area.

Il punto di vista della maggioranza

La maggioranza motiva la scelta di acquistare l’area spiegando che si tratta di un punto strategico, posto all’inizio del paese, ricco di potenzialità.

Il sindaco Nilo Durbiano dichiara che il modo di utilizzare questo spazio è stato deciso in base alle esigenze del paese e che l’uso migliore che se ne può fare è destinarlo al turismo dolce, ad attività ricreative e sociali. Tant’è vero, aggiunge il sindaco, che in loco sorge già la sede dell’Associazione Pescatori Val Cenischia, perfettamente attrezzata e funzionante, ricavata da uno degli edifici dell’ex-cantiere.

Il progetto è quello di trasformare l’area seguendo in una certa misura il modello del villaggio turistico. Per riconvertire tutta la zona saranno però necessari 900.000€. Dunque, spiega il sindaco, o parte del denaro verrà finanziato secondo la legge 4, oppure si procederà nei lavori più consistenti progressivamente, per piccoli lotti.

Se tutta l’area fosse recuperata, si avrebbero 133 posti letto, che potrebbero essere occupati in parte dai 78 sfollati, secondo il piano-valanghe. Servirebbero anche a colmare la forte necessità di posti letto a basso costo, con prezzi ancora più agevolati per favorire le attività delle associazioni locali.

Spiega il sindaco che molti operatori esterni hanno manifestato interesse verso l’utilizzo dell’area, ma sottolinea che, nel contratto che stipuleranno col comune, verranno loro imposte clausole precise, che tutelino la volontà dei cittadini e dell’amministrazione. In particolare, le clausole dovranno impedire che la zona possa essere in qualche modo usata per la costruzione della TAV.

Il punto di vista della minoranza

La minoranza, capeggiata dal consigliere Adriano Favot, avrebbe voluto che l’area non fosse acquistata dal comune, ma fosse ripristinata all’uso agricolo come in passato e contesta fortemente la realizzazione di questo progetto.

Tra le ragioni addotte compaiono l’insufficiente precisione nell’eseguire e nell’esporre i preventivi e la scarsa vocazione turistica della zona, situata fuori dal paese e in prossimità dell’autostrada.

Inoltre, osserva la minoranza, l’edificio in questione è una baracca di cantiere costruita per uso provvisorio molti anni fa, quindi non è adatta a diventare un edificio strategico in caso di calamità, sia per le sue caratteristiche strutturali, sia per i costi di manutenzione che impone. Per di più, la maggioranza non ha tenuto conto della normativa antisismica, cosicché l’edificio sarebbe utile in caso di valanghe ma non di terremoti o altre calamità. Dando l’area in gestione esterna potrebbero anche porsi dei problemi logistici: anche se la maggioranza ritiene che l’uso costante delle strutture possa servire come volano economico e come modo per mantenerle sempre funzionali, se esse fossero occupate da turisti nel momento dell’emergenza, dove si troverebbe lo spazio anche per gli sfollati?

Secondo Favot, esistono spazi più adatti a queste funzioni all’interno del paese e quindi gli alti costi imposti dalla messa in funzione e dalla manutenzione di questi edifici fatiscenti sono ingiustificati, dal momento che il paese ha necessità più urgenti.

I consiglieri della minoranza sostengono che sarebbe stato meglio destinare questa zona all’artigianato. L’amministrazione comunale ha già designato nel piano regolatore un’area per l’artigianato, ma secondo la minoranza essa è inadeguata allo scopo. Infatti le procedure di acquisizione dei terreni non si sono ancora concluse ed i privati, per via di varie questioni, tra cui quelle legate alle successioni, non riescono a trovare un accordo e a svolgervi le loro attività. Quest’area, invece, non presenta questo tipo di problemi, ed è stata un cantiere per tanti anni, quindi si presterebbe bene all’uso artigianale. Anche dal punto di vista urbanistico, osserva il consigliere Favot, la presenza di un’area turistica nel mezzo di un’area agricola è difforme.

Alla fine del consiglio, comunque, entrambe le parti si sono dette aperte al dialogo e al confronto. Restiamo dunque in attesa degli sviluppi futuri.


Da un articolo di Jenny Cuk pubblicato su Luna Nuova n. 45 anno 2010
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