[OltreRocciamelone] - ALEXANDER CIRCUS: il centesimo spettacolo del circo di famiglia

Guarda il VIDEO di OltreRocciamelone sull'Alexander Circus cliccando [qui]


VENAUS - L'Alexander Circus ha tagliato il traguardo dei suoi primi 100 spettacoli.
La compagnia amatoriale, composta da Paolo Bertini, Giovanna Caffo e loro figlio Alessandro, ha mosso i primi passi alla frazione Costa di Venaus, dove vivono i parenti di Giovanna. Per alcuni anni la coppia ha organizzato un piccolo spettacolo di fine estate: "Mettevamo su uno spettacolino con qualche numero, cerchi, palline e poco altro, per la gente del posto. Non ci saremmo mai sognati di avere un pubblico di sconosciuti, facevamo le cose alla buona, ma quello è stato anche lo stimolo a crescere". Ogni anno aggiungevano qualche numero, e nel frattempo Alessandro cresceva e veniva iniziato alle disciplline circensi.

Nel 2006, per contribuire alla lotta contro l'alta velocità, misero in scena uno spettacolo intitolato TAV (Ti Amo Veronica), che alla sua prima ebbe 400 spettatori. Da allora, l'Alexander Circus si è esibito per ben 100 volte.
Per festeggiare la ricorrenza, i tre artisti hanno voluto tornare alla Costa, dove tutto è cominciato. Il 9 agosto hanno messo in scena lo show "Charivari", fatto di numeri di giocoleria, fachirismo, acrobatica, equilibrismo e soprattutto di simpatia e gags esilaranti cerate dal bimbo-direttore, dalla vedette e dalla sua frivola assistente, sempre tentata di eseguire improbabili streap tease.

Oggi l'Alexander Circus può contare su un pubblico numeroso e affezionato. Molta la strada percorsa, molte le cose che sono cambiate, molti i ricordi accumulati. Racconta Giovanna: "Non abbiamo mai avuto momenti brutti. A volte può capitare che non siamo del tutto soddisfatti di uno spettacolo, ma su 100 ne ricordo solo 3 o 4 al di sotto delle nostre aspettative. Per noi la cosa più importante è la vicinanza e l'interazione con il pubblico, con le persone. E' questo che ci spinge a continuare a scendere nelle piazze". Aggiunge Paolo: "Siamo molto esigenti, ma io dico sempre che fare lo spettacolo è come fare un dolce. Ci sono tantissimi ingredienti e tantissime variabili: noi siamo strumenti, in realtà lo spettacolo ha una vita propria".

Molti gli spettacoli memorabili. L'Alexander Circus si è esibito nella vetrina di un negozio, in case-famiglia, scuole, festival di artisti di strada, e ha perfino fatto una tournée in Valle di Stura. Commenta Giovanna: "Gli spettacoli che ci sono riusciti meglio sono quelli che abbiamo fatto in situazioni estreme, su cui non avremo scommesso una lira", come quando si sono esibiti in frazioni che sembravano semi-deserte e invece hanno fatto il pienone, o sotto un tendone sovraffollato, nel mezzo del baccano assordante di una festa di paese.

Molti i progetti per il futuro: la piccola star del Circus, Alessandro, che a settembre compirà 8 anni, dice che da grande vuole continuare a lavorare nel mondo dello spettacolo. Nellì'immediato, invece, l'Alexander Circus aprirà un sito Internet e sta progettando un nuovo spettacolo ancora avvolto nel mistero.

Da un articolo di Jenny Cuk pubblicato su Luna Nuova, n. 59 anno 2010.
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[OltreRocciamelone] - La festa di Bar Cenisio

VENAUS (TO) - Domenica 8 agosto ha avuto luogo la tradizionale Festa della Madonna delle Nevi di Bar Cenisio.

La giornata è cominciata con la celebrazione della messa alla cappella di Bar. Hanno allietato la festa la Società Filarmonica Comunale Venausina, il gruppo folkloristico delle Savoiarde e gli spadonari di Venaus, dal caratteristico copricapo fiorito. I priori sono stati i cugini Lino e Marcella Caffo.

Non poteva mancare il tradizionale banco di beneficenza, e sono state organizzate varie attività, tra cui il tiro alla fune, il percorso in mountain bike e il gioco dell'indovinare il peso dei cesti pieni di verdure. Era presente anche l'Associazione Asini e Muli di Carmagnola, che ha proposto diverse attività didattiche per spiegare ai bambini le caratteristiche di questi simpatici animali. L'associazione ha proposto anche un trekking e ha dato la possibilità di fare giri più o meno lunghi sui suoi asini bianchi, siciliani e di altre varietà.

La novità di quest'anno è stata l'allestimento del mercatino dei prodotti locali, dai formaggi alle stelle alpine. Il sindaco Nilo Durbiano dichiara: "La festa di Bar, ultradecennale, si può considerare come la festa estiva di tutta Venaus. Vi partecipano tutte le associazioni venausine, è il modo di presentarsi di tutta una comunità, specialmente quest'anno in cui alle attività tradizionali si è aggiunta la presentazione dei prodotti locali".

Altra attrazione della festa è stata la mostra fotografica sul concorso "Angolo Fiorito 2010", indetto dal comune di Venaus per valorizzare i migliori balconi, orti, giardini e aiuole del suo territorio. Nel pomeriggio di domenica ci sono state le premiazioni del concorso. I primi classificati sono stati:
per la categoria balconi: Nadia e Mery Verquera;
per la categoria borgate montane: borgata Montebonetto;
per la categoria giardini: Claudio Marcellino;
per la categoria orti: Cooperativa dALla TERra NATIVA

Sempre in occasione della festa, sabato 7 si è tenuta a Bar Cenisio la presentazione del libro "Moncenisio in cartolina" di Fabrizio Arietti.

Da un articolo di Jenny Cuk pubblicato su Luna Nuova, n. 59 anno 2010.
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[OltreRocciamelone] - La Losa e la sua Certosa in mostra

GRAVERE (TO) - La certosa della Losa, che fu il primo insediamento dei moanci certosini in Italia, è stata tra l'8 e il 22 agosto la sede di una mostra intitolata "La Losa e la sua certosa".

L'organizzatore, Cesare Olivero Pistoletto, spiega: "Ho proposto l'idea della mostra a don Enzo Calliero, dopo che la famiglia Tenivella mi ha proposto di esporre nella certosa un quadro invernale della Losa dipinto da Giuseppe Pognante.Don Enzo ha messo a disposizione lo spazio per la mostra, che è stata allestita con la collaborazione di alcuni volontari locali".

Hanno partecipato numerosi artisti valusini, nomi noti e volti nuovi, per un totale di 35 opere tra dipinti, disegni e incisioni. L'esposizione ha coperto quasi un secolo di iconosgrafia relativa alla Losa e alla certosa: l'opera più antica è del 1920, la più recente del 2010. Si è tenuta presso la cappella, dotata di affreschi gotici e di un campanile romanico.

La mostra ha attirato un pubblico numeroso e ha messo in risalto una pittoresca frazione montana ricca di storia.
Si pensa che il nome della Losa derivi da un antico dolmen, poi sostituito da un tempietto romano. In seguito, La Losa divenne per più di un secolo sede di un monastero benedettino. Verso l'anno 1000 passò sotto il controllo della marchesa Adelaide, poi, nel XII secolo, un gruppo di monaci certosini provenienti dalla Grande Chartreuse di Grenoble si stabilì alla Losa, trovandovi la pace e la solitudine che l'ordine predilige. Tuttavia, già alla fine del secolo questa tranquillità venne meno, forse a causa dell'eccessiva vicinanza della città di Susa, così i certosini si trasferirono a Montebenedetto. Oggi poco rimane dell'insediamento certosino, ma La Losa continua ad essere un sito affascinante, un'amena frazione di montagna e un luogo di villeggiatura per molte famiglie.

Da un articolo di Jenny Cuk pubblicato su Luna Nuova, n. 59 anno 2010
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[OltreRocciamelone] - 22° Memorial Partigiani Stellina Valsusa

Il 21 e il 22 agosto si è disputata la ventiduesima edizione del Memorial Partigiani Stellina Valsusa. Si è trattato di un grande evento sportivo: per la prima volta prova finale del campionato italiano di corsa in montagna, ha raggiunto i 350 iscritti.

Sabato 21 hanno corso le donne e le categorie juniores da Novalesa a Bar Cenisio, domenica 22 gli uomini sono partiti dall'Arco di Augusto a Susa e sono arrivati a Costa Rossa, a 1960 m di alitudine, per circa 1450 m di dislivello.

La corsa è nata per ricordare i partigiani della Formazione Stellina, che il 26 agosto 1944, sotto la guida del comandante Aldo Laghi, alias Giulio Bolaffi, riuscirono a sconfiggere due compagnie di SS nella battaglia delle Grange Sevine.

Molti sono stati i momenti di celebrazione in presenza dei sindaci e delle autorità locali, di don Gian Piero Piardi, presidente del comitato organizzatore, di Paolo Germanetto e Adriano Aschieris dell'Atletica Susa, e degli altri organizzatori e rappresentanti della Fidal, tra cui Renato Montabone.
Sabato 21 a Mompantero sono stati ricordati i partigiani caduti in battaglia e quelli che quest'anno per la prima volta sono mancati alla Stellina. Era presente anche l'onorevole Nesi, anch'egli con un passato partigiano. Domenica 22 un'altra rievocazione si è tenuta a Costa Rossa, accanto all'arrivo della gara, di fronte al cippo che commemora la Formazione Stellina.

Quest'anno le sale del castello di Susa hanno ospitato una mostra fotografica curata da due firme dei giornali locali: Claudio Rovere di Luna Nuova e Carlo Ravetto della Valsusa. La mostra ripercorre 22 anni di Stellina: atleti, volti, emozioni, aneddoti e paesaggi, attraverso tutte le fasi della fotografia, dal bianco e nero, al colore, al digitale.

Sabato 21 è stata inoltre presentata e offerta in dono ai partigiani la seconda edizione de "Il partigiano ribelle", antologia dei diari del comandante Laghi curata dai suoi figli e da don Gian Piero Piardi.

La corsa ha visto il trionfo di Martin Dematteis e Letizia Titon, campioni italiani.
Ottima gara anche per Gabriele Abate e Marco De Gasperi.

Per vedere le classifiche clicca [qui].

Per guardare l'album foto della Stellina clicca [qui]


Il video con i momenti più belli e due nuovi articoli sulla Stellina saranno pubblicati qui su OltreRocciamelone la prossima settimana!
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[OltreRocciamelone] - Intervista a Jean Guillou


I Di seguito troverete: 1) trascrizione dell'intervista in italiano; 2) traduzione dell'intervista in francese; 3) versione integrale dell'intervista in un file audio in italiano

F Vous trouverez ci-après:  1) transcription de l'interview en italien; 2) traduction de l'iterview en français; 3) version intégrale de l'interview dans un file audio en italien.


In Italiano:

SUSA  (TO) – Sabato 17 luglio, nell’ambito della rassegna Organalia-Ekklesia 2010, organizzata dalla Provincia di Torino con il sostegno della Fondazione Crt, si è tenuto nella cattedrale di Susa il concerto di Jean Guillou, uno degli organisti più importanti al mondo.
Guillou, che ha da poco compiuto ottant’anni, ha dato un notevole contributo non solo alla musica organistica contemporanea, ma anche all’arte dell’improvvisazione e all’arte organaria, con parecchi organi costruiti su suo progetto. Al suo attivo anche una discografia molto ricca e un libro, L’orgue, Souvenir et Avenir, giunto alla sua terza edizione in Francia.
Con il suo concerto, il maestro ha incantato un pubblico numeroso, ricevendo una vera cascata di applausi. Durante il suo soggiorno segusino ci ha concesso un’intervista.

Come si è avvicinato alla musica, e in particolare alla musica d’organo?

Prima ho suonato il pianoforte a casa. Nella mia famiglia eravamo otto fratelli. Io ero il terzo e ho fatto come il mio fratello maggiore:  ho cominciato a suonare, ma senza maestri. Poi un parroco che abitava vicino a noi mi ha chiamato a suonare l’organo, e ho cominciato così, semplicemente.

Lei è un musicista completo. Perchè ha dedicato tanto lavoro per valorizzare l’organo? Quali sono secondo Lei le potenzialità di questo strumento?
L’organo ha continuato ad evolversi fin da quando è stato inventato, nel III secolo a.C. Veniva usato nei teatri greci e romani, poi si è diffuso in tutta Europa. Solo dodici secoli dopo è entrato nella Chiesa. Quando si cominciarono a costruire le grandi chiese gotiche ci fu bisogno di organi che suonassero di più, con più registri. L’organo è diventato sempre più ricco e ogni secolo ha avuto uno stile diverso. Penso che oggi l’evoluzione deve continuare. Ho fatto costruire organi su miei progetti, inserendo nuovi registri, mettendo insieme cose diverse. È un po’ come tentare di racchiudere la migliore musica di un violino, di una tromba e così via nello stesso strumento.

Da cosa trae ispirazione per le Sue composizioni?

Per me la musica deve sempre venire dalla vita. Tutto quello che accade nella vita, il bene e il male, entrano nella mia musica

C’è un maestro del passato che sente particolarmente affine?

Gesualdo, molto importante nella storia della musica, e naturalmente Bach, il più grande. Ma sono molto sensibile anche alla musica romantica: Liszt, Schumann. Ho fatto molte trascrizioni di opere sinfoniche di Listz.

Parliamo della Sua discografia. Lei ha compiuto una vera impresa musicale: è stato il primo ad incidere entrambe le sonate di un allievo di Liszt...
Sì, J. Reubke era uno straordinario organista e pianista. Scrisse giovanissimo e morì a 24 anni lasciando due sonate, una per organo e una per pianoforte, assolutamente grandiose. Ancora oggi la sonata per pianoforte è suonata da non più di tre musicisti in tutto il mondo. Io le ho suonate entrambe perchè ritengo molto importante diffondere l’opera di Reubke.

Cosa accade nella mente di un musicista durante l’improvvisazione? Usa la ragione e pensa al prossimo passo o svuota la mente e si lascia andare alla creazione?

No, no, non si lascia andare! Per me è come comporre, ma compongo adesso e adesso sono l’interprete della mia composizione. La sola cosa difficile, su cui bisogna lavorare molto, è pensare e comandare alle dita di suonare esattamente il pensiero.

Com’è nata la composizione di Sagas?

Tre delle Sagas sono nate proprio da improvvisazioni, che avevo fatto per incisioni e poi ho scritto. Sono state ispirate dal viaggio dell’Apollo sulla Luna: un momento drammatico, un’avventura fantastica, meravigliosa.

Dopo aver raggiunto le vette più alte, ha ancora qualche sogno musicale da realizzare?

Oh, molti! Ho tante opere da scrivere. Ho da poco cominciato una grande sinfonia per orchestra, ma ho davvero moltissimi progetti che vorrei realizzare.


En Français:

SUSA (Italie) – Samedi le 17 juillet, Organalia-Ekklesia 2010, le festival de musique d’orgue organisé par la Provincia di Torino (Turin), a présenté dans la cathédrale de Susa un concert de Jean Guillou, un des organistes les plus célèbres du monde.
Jean Guillou a enchanté un public nombreux avec une sonate de Cesar Frank, des musiques de Händel et Schumann adaptés par lui-même, une de ses compositions et une improvisation.

Comment vous êtes-vous approché de la musique , et en particulier de la musique d’orgue ?

J’ai commencé en sonnant le piano chez moi. Nous étions huit frères. Moi, j’étais le troisième et j’ai suivi l’exemple de mon frère agé : j’ai commencé à sonner, mais sans maîtres. Ensuite, un prêtre qui habitait près de nous m’a demandé si je voulais aller à sonner l’orgue dans son église, et j’ai commencé comme ça, tout simplement.

Vous êtes un musicien complet. Puorquoi avez-vous dédié tant de travail à valoriser l’orgue ? Quelles sont, selon vous, les potentialités de cet instrument ?

Dès qu’il fut inventé, au III siècle avant J.C., l’orgue a continué à s’évoluer. Il était utilisé dans les théâtras grecques et puis romains, et ensuite il s’est diffusé dans toute l’Europe. Il est entré dans l’Eglise seulement 12 siècles après de sa naissance. Quand on a commencé a constuir les grandes églises de l’époque gothique, on a eu besoin d’orgues qui sonnaissent plus fort et avec plus de régistres. L’orgue est devenu de plus en plus riche et chaque siècle a eu son style. Je pense qu’aujourd’hui l’évolution doit continuer. J’ai fait construire des orgues que j’ai projeté, j’ai mis des nouveaux registres, j’ai mis enseble choses différentes. C’est un peu comme essayer d’unir la meilleure musique d’une trompette, d’un violon etc, dans le même instrument.

Quelle est la source d’inspiration de vos compositions ?

 Pour moi la musique doit toujours venir de la vie. Tout ce qui se passe dans la vie, le bien et le mal, entrent dans la musique.

Ya-t-il un maître du passé auquel vous vous sentez particulièrement proche ?

Gesualdo, qui fut très important dans l’histoire de la musique, et naturellement Bach, le plus grand.
Mais je suis très sensible à la musique romantique aussi : Liszt, Schumann. J’ai adapté beaucoup d’oeuvres symphoniques de Liszt.

Parlons de votre discographie. Vous avez fait un exploit : vous avez été le premier à enregistrer toutes les deux sonates d’un élève de  Liszt...
 
Oui, J. Reubke fut un extraordinaire élève, un organiste et pianiste. Il a écrit très jeune, tant que quand il est mort, à 24 ans, il a laissé deux sonates, une pour orgue et l’autre pour piano, absolument grandioses. Encore aujourd’hui la sonate pour piamo n’est sonné que par deux ou trois musiciens dans le monde entier. Je les ai sonnées toutes les deux car je considère très important faire connaître l’oeuvre de Reubke.

Qu’est-ce qui se passe dans la tête d’un musicien pendant l’improvisation ? Il utilise la raison et il pense au prochain pas, ou bien il se laisse aller et laisse son ésprit libre de créer ?

Non, non, il ne se laisse pas aller ! Pour moi c’est un peu comme composer, mais je compose maintenant et maintenant j’interprète ma composition. Il y a seulement une chose difficile, sur laquelle on doit travailler beaucoup, et c’est penser et au même temps commander aux doigts de sonner exactement ce qu’on pense.

Comment est née la composition des Sagas ?

Trois des Sagas sont nées justement comme improvisations, que j’avais fait pour les enregistrer, et qu’ensuit j’ai écrit. Elles ont été inspirées par le voyage de l’Apollo sur la Lune : un moment dramatique, une aventure fantastique, merveilleuse.

Après avoir obtenu les résultats les plus hauts, avez-vous encore des rêves musicales à réaliser ? 

Ah, oui, beaucoups ! Il y a beaucoups d’oeuvres que je voudrais écrire ; j’ai récemment commencé à écrire une grande symphonie pour orchestre, et il y a vraiment beaucoup de projets que j’aimerais réalser !


Ascolta l'intervista a Jean Guillou cliccando sul link qui sotto:
Ecoute l'interview à Jean Guillou en cliquant sur le link ci-dessous:






Da un articolo di Jenny Cuk, pubblicato su Luna Nuova, n. 55 anno 2010

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[OltreRocciamelone] - Ripristino del Sentiero dei Franchi nel Parco Gran Bosco

Il Sentiero dei Franchi sta poco a poco tornando al suo antico splendore, in questo 2010 che segna il suo trentesimo anno di vita e, auspicabilmente, la fine di un periodo di difficoltà e parziale abbandono.

Il Parco del Gran Bosco e il Consorzio Forestale Alta Valle Susa hanno da poco terminato una notevole opera di ripristino su un tratto consistente del sentiero, che va Salbeltrand al Frais: circa 9 km, quasi un sesto dell’intero tracciato. Gli stessi enti avevano già provveduto a ripristinare l’area tra Oulx e Salbeltrand, quindi al momento quella che viene identificata come prima tappa del sentiero (da Oulx al Frais) è agibile e ben curata.

Con i primi interventi, che risalgono al 2006, grazie ai fondi ottenuti nell’ambito di un Piano di Sviluppo Locale promosso da Gal Escarton e Valli Valdesi, il tratto del Sentiero dei Franchi tra Oulx-Gad e Salbeltrand, detto anche Viò du sarazin, è stato pulito da alberi, arbusti e detriti provenienti da frane, è stato munito di segnavia, bacheche, cartelli e di varie aree pic-nic, i tratti più ripidi e i corsi d’acqua sono stati messi in sicurezza.

Tuttavia, il tratto tra Salbeltrand e il Frais versava ancora in condizioni davvero gravi. Dal 2000 allo scorso autunno, le piogge hanno provocato lo straripamento dei torrenti della zona di Exilles, che hanno allagato il sentiero, portandone via un pezzo ogni anno. Fino a qualche anno fa, il Parco provvedeva a ripristinare alla meglio il sentiero, cercando contemporaneamente di impedire l’eccessivo espandersi dei letti dei torrenti, ma dal 2008 i danni causati da questi dissesti idrogeologici sono diventati così ingenti che non è più stato possibile ripararli. Erano ormai due anni che tra le borgate di Sapé e Brusà, sopra Exilles, il Sentiero dei Franchi era chiuso, impraticabile.

Oggi questa parte del tracciato è tornata percorribile grazie a un vigoroso intervento che ne ha cambiato il corso: mentre prima il Sentiero passava proprio davanti alle case della Brusà, ora si imbocca circa 200 m più in alto. Nel tratto tra Sapé e Brusà il sentiero è stato completamente ritracciato. È stata inoltre costruita una passerella sul rio Baccon.

Il Sentiero dei Franchi è molto importante per il parco Gran Bosco: a parte la strada dell’Assietta, che però corre in cresta, è l’unico sentiero che attraversa in quota tutto il parco, offrendone una panoramica completa. L’itinerario è reso piacevole dalla varietà della flora e della fauna e dall’ambiente selvaggio, lontano dalle zone più frequentate e turistiche.

Il ripristino di tutto il tratto di competenza del Parco Gran Bosco rappresenta un importante passo avanti verso una valorizzazione globale dell’intero Sentiero dei Franchi.

Da un articolo di Jenny Cuk, pubblicato su Luna Nuova, n. 58 anno 2010
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[OltreRocciamelone] - Forte di Exilles: dieci anni di apertura e tanti progetti per il futuro

Formento - Coppola - Audisio
L’8 luglio 2010 il forte di Exilles ha compiuto 10 anni di apertura al pubblico. La ricorrenza ha dato modo alle istituzioni di riflettere su passato, presente e futuro di questa grande risorsa. Per questo motivo, mercoledì 28 luglio si è tenuta una conferenza stampa al Museo Nazionale della Montagna, alla quale sono intervenuti Michele Coppola, assessore alla cultura della Regione Piemonte, Daniela Formento, direttrice del settore cultura-turismo-sport della Regione, Aldo Audisio, direttore del Museo Nazionale della Montagna, e Michelangelo Castellano, sindaco di Exilles.

Il forte fu abbandonato nel 1943 e nel 1978 la Regione lo acquisì dal Demanio Militare. Dal 1993 cominciò una collaborazione tra la Regione e il Museo Nazionale della Montagna del Cai Torino, e ancora oggi questi due enti gestiscono congiuntamente il forte. Aldo Audisio spiega che la loro missione è stata quella di inventare una nuova formula di gestione, che facesse rivivere una fortezza storica in un modo nuovo, sempre attento alla collaborazione con il territorio e con la realtà circostante.

Nel corso degli anni, il forte è stato dotato di due aree museali permanenti, ha ospitato numerose mostre temporanee, ed è stato sede di molti eventi (tra cui la rassegna “Assedio”, che è stata riproposta anche quest’estate) rivolti a un pubblico molto vario. In un decennio ha ricevuto circa 400 mila visite.

Oggi sono in corso i lavori per la costruzione di un ascensore, che, secondo il direttore Audisio, sarà un nodo fondamentale per la struttura, perchè consentirà di accedere al forte 365 giorni all’anno senza più problemi causati dalla neve. L’ascensore dovrebbe essere ultimato nella primavera 2011, e una volta chiuso quel cantiere è possibile che inizino i lavori per la sistemazione del piazzale del forte. “In questo caso bisognerebbe migliorare anche la viabilità, a cominciare dall’accesso alla statale, al momento pericoloso”, nota il sindaco Castellano, che spera che il comune possa collaborare attivamente alla decisione dei prossimi lavori.

Ci sono poi vari altri punti che necessiterebbero una sistemazione, ma, osserva l’assessore Coppola, gli interventi vanno pianificati non solo in base alle esigenze più immediate, ma soprattutto pensando agli anni a venire, in modo da trovare soluzioni veramente risolutive.

La posta in gioco è alta: si tratta di trovare il modo migliore per investire ulteriori risorse nella valorizzazione di una struttura di pregio come quella del forte, per far sì che acquisisca sempre più un carattere suo peculiare e allo stesso tempo si inserisca profondamente e armonicamente nel contesto regionale, nazionale e internazionale. La Regione vuole quindi lanciare un concorso, per raccogliere idee nuove e premiare le migliori. Il bando uscirà probabilmente a settembre.

Da un articolo di Jenny Cuk pubblicato su Luna Nuova, n. 58 anno 2010
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[OltreRocciamelone] - Cani: tutela e prevenzione contro rabbia e leishmaniosi

PIEMONTE - Le problematiche legate agli animali non vanno mai prese sottogamba, come purtroppo spesso accade. Sono tristemente note le questioni legate all’abbandono, ma in questi mesi estivi non sono l’unico punto sul quale è bene essere informati per prenderci cura al meglio dei nostri amici a quattro zampe.

In particolare, vanno segnalati due problemi dei quali i proprietari di cani devono essere consapevoli. Il primo è che dal 10 giugno 2010 è entrata in vigore nell'area dell'Asl TO3 un’ordinanza regionale di pre-allerta per la rabbia, dal momento che in Triveneto sono stati segnalati casi di questa malattia.

L’ordinanza prevede che i cani trovati vaganti devono essere tenuti in osservazione sanitaria nel canile pubblico per 10 giorni. Dopodichè, una volta che vengono rilasciati al proprietario, viene somministrata la vaccinazione contro la rabbia.

I proprietari di cani, quindi, devono fare attenzione a non lasciare scappare i loro animali, perchè oltre ai 60 Euro di multa al comune, che sono la prassi usuale per i cani trovati vaganti, dovranno pagare anche una cifra di circa 114 Euro per la degenza obbligatoria del cane al canile pubblico.

Il secondo problema consiste nel fatto che negli ultimi tempi sono stati segnalati nell’area dell’Asl TO3 dei casi di leishmaniosi. Si tratta di una malattia diagnosticata solitamente sui cani. Il dottor Vincenzo Fedele, direttore del servizio veterinario di epidemiosorveglianza sovrazonale dell’Asl TO3, spiega che per prevenire la leishmaniosi i proprietari dei cani “dovrebbero adottare tutti quei prodotti repellenti nei confronti degli insetti vettori che trasmettono la patologia. Oggi esistono collari repellenti, soluzioni da cospargere lungo il corpo, tutti contro gli insetti che potrebbero trasmettere la malattia”.

La leishmaniosi può colpire anche l’uomo, se non curata per tempo può portare anche a morte. Invece, se viene diagnosticata per tempo, si può curare.

Enrica Giai, presidente del Gruppo Amici Animali Val di Susa, afferma: “Le cure per la leishmaniosi sono molto costose. In questo caso, come in quello della profilassi antirabbica, sono fondamentali la prevenzione e l’informazione”.

Il rispetto e la cura per i nostri animali non devono mai venire meno, come dice Enrica Giai: “Quando noi siamo sotto le macerie, quando stiamo per annegare, quando siamo sotto una valanga, quando dobbiamo trovare una fuga di gas, quando c’è un bambino diversamente abile o un non vedente, gli animali ci aiutano, non ci abbandonano. Allora a nostra volta dobbiamo tutelarli e rispettarli sempre”.

Da un articolo di Jenny Cuk pubblicato su Luna Nuova, n. 57 anno 2010
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[OltreRocciamelone] - Che guaio se scappa il cane! La storia di Polì e della sua padrona

BUSSOLENO (TO) – Questa è la storia della cagnetta Polì, meticcia tatuata di 12 anni, e della sua padrona Giorgia Berardi. Tutto comincia il 12 luglio, in un tardo pomeriggio temporalesco. Polì sente i tuoni e piena di spavento fugge dal giardino di casa. Giorgia torna più tardi dal lavoro, e si accorge della sua assenza. Sapendo che è anziana e paurosa, pensa che Polì non possa essere andata lontano. Esce a cercarla con il suo compagno e le dicono che i vigili hanno preso un cane che potrebbe essere proprio il suo.

Il giorno dopo, di primo mattino Giorgia si reca dai vigili, i quali le dicono che deve pagare la multa perchè il cane è stato trovato vagante e che può andare a ritirare Polì al canile. A quel punto Giorgia telefona al canile di Rosta, ed è allora che apprende dell’ordinanza per la quale Polì deve restare in canile per 10 giorni – data la profilassi antirabbia. “Polì è un cane vecchio e pauroso, non è abituata a stare in gabbia, ero davvero preoccupata”. Inizia così per Giorgia una lunga trafila di telefonate, contatti con autorità, veterinari, associazioni animaliste, servizi sanitari, ma niente da fare: Polì deve restare in canile. Giorgia racconta con amarezza: “La cosa più sorprendente è che nemmeno gli addetti ai lavori ne sapevano nulla. Su tutti i professionisti e gli esperti che ho contattato, solo il personale del canile e un unico veterinario dell’Asl sapevano dell’ordinanza. Tanto meno era informata la gente del paese: nessuno ne sapeva niente e nel sentirmi raccontare questa mia esperienza tutti si preoccupavano di dover fare il vaccino antirabbia, che dura solo un anno, ai loro cani.”

Dato che il decimo giorno scadeva giovedì 22, Giorgia ha chiesto un permesso per non dover andare al lavoro quel giorno. Ma il canile la avverte che Polì non potrà uscire fino al venerdì, perchè non è possibile effettuare la visita veterinaria prima. Giorgia non può chiedere un altro giorno di permesso, così propone che a ritirare il cane vada il suo compagno: “Ho ottenuto a fatica di poter mandare lui, a condizione che presentasse una delega scritta da me, la mia carta d’identità e il mio codice fiscale”.

Enrica Giai, presidente del Gruppo Amici Animali Val di Susa, commenta: “Le istituzioni dovrebbero provvedere meglio ad informare la gente su queste problematiche. Perchè così pochi erano a conoscenza della profilassi antirabbia?” Interrogato sul problema della divulgazione dell’ordinanza, il dottor Vincenzo Fedele, direttore del servizio veterinario di epidemiosorveglianza sovrazonale dell’Asl TO3, risponde: “Noi come servizio veterinario già a giugno abbiamo inviato copia dell’ordinanza e tutte le delucidazioni necessarie a tutti i sindaci dell’ASL TO3. Poi abbiamo inviato una bozza di comunicato come base per i manifesti che potrebbero essere adottati dai sindaci. Abbiamo anche inviato un comunicato a tutte le testate giornalistiche”. Pare che proprio in questi giorni alcuni comuni stiano affiggendo i manifesti.

Osserva ancora Enrica Giai: “Un precario o un pensionato al quale per qualsiasi motivo scappa il cane, come fa a pagare i quasi 200 Euro che questa procedura comporta? Essa nasce per tutelare gli animali, come è giusto, ma paradossalmente, mettendo così in difficoltà i proprietari, può finire per favorire l’abbandono”.

Da un articolo di Jenny Cuk pubblicato su Luna Nuova, n. 57 anno 2010
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[OltreRocciamelone] Tsamin Francoprovensal: il viaggio finisce...?

SUSA (TO) – Sabato 24 luglio si è concluso dove era iniziato, al castello di Susa, Lou Tsamin Francoprovensal, il viaggio attraverso il territorio di lingua francoprovenzale intrapreso da Marco Rey e dai membri dell’associazione Tsambra Francoprovensal insieme ai colleghi occitani dell’associazione Chambra d’Òc.

I camminatori hanno percorso più di 500 km attraverso le Alpi italiane, francesi e svizzere. Secondo Marco Rey il bilancio di questa esperienza è assolutamente positivo: hanno attraversato posti magnifici e svolto un’azione di promozione e recupero della lingua francoprovenzale che ha avuto un ampio riscontro tra la gente e tra i media.

La linguista Teresa Geninatti racconta che, intervistando i parlanti, è emerso che ci sono zone dove il francoprovnzale è ancora molto vivo, e altre zone, in particolare sul versante francese, nelle quali la lingua si è quasi persa del tutto. A dare speranza, raccontano i camminatori, è stato l’interesse che molti giovani, anche nelle zone dove il francovenzale non si trova quasi più, hanno dimostrato verso la possibilità di riappropriarsi delle proprie radici e della lingua francoprovenzale.

Com’è naturale in un viaggio di 28 giorni, non sono mancate le difficoltà, tra cui la caduta del fotografo del gruppo, Carlo Ravetto, che per fortuna non ha avuto gravi conseguenze, o i momenti di crisi di alcuni membri del gruppo, che però hanno finito per aumentarne la compattezza e la solidarietà.

La domanda che viene subito in mente vedendo questi viaggiatori temprati dal sole e dall’aria montana è: cosa faranno ora che sono tornati? In effetti, ammette Marco Rey, “ci mancherà il cammino. La cosa più bella era l’alba: alzarsi, riempire lo zaino e camminare”.

Ai camminatori francoprovenzali, comunque, non mancano certo i progetti: forti della loro esperienza, i membri dell’associazine Tsambra Francoprovensal cureranno una guida, per rendere l’itinerario inaugurato quest’anno un percorso turistico. La linguista Teresa Geninatti elaborerà con il materiale linguistico due ricerche, che porteranno alla pubblicazione di due libri, il primo forse già a dicembre di quest’anno. Elisa Nicoli ricaverà un documentario dalle 24 ore di materiale video che ha girato lungo il viaggio, mentre Marzia Rey pubblicherà il suo diario di viaggio.

Il tutto sempre a favore della lingua francoprovenzale, come spiega Marco Rey: “Oggi in molti vanno a cercare le minoranze linguistiche negli altri continenti, per registrarle prima che si estinguano, senza accorgersi che noi qui abbiamo una lingua, che rischia di morire. Una cosa che mi ha fatto male è vedere che molte comunità, specialmente francesi, vedono la lingua francoprovenzale come un fatto di folklore o di ricostruzione storica. Per noi non è così. Per noi è una realtà viva, e abbiamo cercato di dimostrarlo”.

Guarda il video con il canto che i camminatori hanno intonato prima di partire davanti al castello di Susa:
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Da un articolo di Jenny Cuk pubblicato su Luna Nuova, n. 57, anno 2010
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