[OltreRocciamelone] - Giovani Ingegneri per ripensare il territorio

Per disegnare il futuro del territorio bisogna rivolgersi ai giovani, menti che uniscano la creatività e la libertà da schemi prefissati ad una solida preparazione. E, dal momento che si tratta del nostro futuro, dobbiamo disegnarlo e agire in prima persona, senza attendere che altri lo facciano per noi. Questo pensiero ha spinto l’amministrazione comunale di Mattie (To) ad attivare una collaborazione con il prestigioso Politecnico di Torino. Tale iniziativa prevede il coinvolgimento di un nucleo di studenti del corso di laurea specialistica in Ingegneria Edile in laboratori di progettazione che li impegnano nella valorizzazione delle risorse locali, fornendo loro l’occasione di conoscere una realtà diversa da quella urbana ma altrettanto importante. Sono seguiti in questo percorso dall’Ing. Carlo Ostorero, professore di Composizione architettonica e Restauro, e dall’Ing. Enrico Desideri, professore di Progettazione dei sistemi territoriali.

Dopo tre settimane di lavoro, nell’ambito di una conferenza stampa tenutasi presso il comune di Mattie, una parte dei ragazzi partecipanti ha presentato al sindaco Paolo Catalano progetti che si pongono due obiettivi. Il primo è la rivitalizzazione e il restauro della borgata Giordani, il secondo è il recupero della discarica di Mattie nel suo post-mortem.


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Per quanto riguarda la borgata Giordani, dopo aver eseguito rilievi, studiato il contesto storico, sociogico, geologico e naturale, Matteo Del Giudice, David Erba, Rossella Parrotta e Francesca Maria Ugliotti hanno proposto un piano di recupero e sviluppo basato sul concetto innovativo di “borgo diffuso”, che vorrebbe applicare alla borgata il principio di’”albergo diffuso” coniato dall’associazione italiana ADI nel 2006. Il piano prevede la creazione di una struttura turistica diffusa in tutto il borgo: invece che essere ospitati in un tradizionale albergo, i visitatori potrebbero usufruire degli stessi servizi (vitto, camere, informazioni turistiche) dislocati in diverse parti del borgo, vivendolo così in modo più completo, in ambienti autentici e a contatto con la gente del posto. Questo, naturalmente, implicherebbe il restauro di parecchi edifici e l’organizzazione di visite guidate e altre attività turistiche. Oltre alla riqualificazione degli spazi della borgata, si avrebbe così un incremento del turismo, che a sua volta porterebbe alla creazione di nuovi posti di lavoro.

Un’altra proposta avanzata è stata quella che il comune acquisti un gregge di pecore, che tengano pulito il sottobosco e che forniscano la lana per produrre pannelli isolanti. In questo modo, gestendo tutto il ciclo di produzione dalla materia prima alla vendita sul mercato, si potrebbero portare occupazione e utili a Mattie.

Per quanto riguarda la discarica, invece, Salvatore Di Pasquale e Luca Valzano hanno presentato un progetto che, basandosi sulle iniziative già in corso nell’area, propone di aumentare il numero e le tipologie dei parchi tematici e di organizzare attività che promuovano lo sport (camminata, mountain bike, arrampicata ecc...) per cogliere al meglio le potenzialità del luogo. Il progetto tiene conto anche del fatto che la discarica sorge in un luogo panoramico, posto al centro della valle, tra l’Orsiera e il Rocciamelone.

Questi progetti sono solo alcuni di quelli che i 26 studenti coinvolti stanno elaborando. Tutti toccano temi di scottante attualità, quali il rapporto uomo-ambiente, lo smaltimento dei rifiuti e la rivitalizzazione delle aree di montagna. Si tratta di un lavoro innovativo, che potrebbe in futuro fornire linee guida per una nuova normativa regionale che regolamenti le nuove realtà che Mattie si trova a sperimentare. Il passo successivo sarà quello di affinare ed elaborare ulteriormente i progetti che, una volta pronti, saranno presentati alle istituzioni per poter essere messi in atto. La sfida posta a questi giovani ingegneri non è semplice: essi sono chiamati a dimostrare che innovazione e memoria dei luoghi possono convivere, che anche per questa valle c’è un futuro ma che bisogna rimboccarsi le maniche per conquistarlo.

Articolo di Jenny Cuk pubblicato su Luna Nuova, n. 43 anno 2010.
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