[OltreRocciamelone] - Pertini e il confino: una memoria della Resistenza

L'isola di Ponza. Foto da inspiaggia.com
MOMPANTERO (TO) – Il 14 giugno, in presenza del sindaco Piera Favro e dell’assessore Lino Chiolero, Cesare Olivero Pistoletto, già sindaco di Gravere, ha consegnato  al Museo della Resistenza di Mompantero una testimonianza che ricorda il confino di Sandro Pertini.

A ricevere il dono, i responsabili del museo Arturo Turbil e Alfredo Favro, rispettivamente segretario e  vice-presidente dell’ANPI Mompantero e Val Cenischia.
Cesare Olivero Pistoletto spiega che, in occasione di un soggiorno sull’isola di Ponza, ha visitato il luogo in cui fu detenuto Pertini, un personaggio a lui particolarmente caro: “Pertini ricevette me e il Coro Alpi Cozie nel 1972, a Roma. Apprezzai moltissimo la sua schiettezza spontanea. Provo per lui stima e grande rispetto”.
Per raccontare la detenzione del Presidente, Olivero Pistoletto ha creato un pannello contenente una veduta dell’isola, la foto del porto di Ponza, nel quale sbarcavano i prigionieri, e varie immagini dell’edificio-prigione, fatto di cameroni, con i dormitori ancora oggi conservati com’erano allora.
I partigiani hanno ringraziato Olivero Pistoletto e hanno ricordato i valligiani che subirono il confino politico come il Presidente, le cui vicissitudini sono emblema delle pene che tutti i resistenti hanno patito nei duri anni ’40.

In particolare, sono stati ricordati due grandi combattenti valsusini che furono confinati proprio sull’isola di Ponza: l’ingegner Sergio Bellone, di San Giorio, che insieme a don Foglia organizzò il famoso sabotaggio del ponte dell’Arnodera, e Pietro Ravetto, che fu il primo sindaco di Bussoleno dopo la Resistenza. Arturo Turbil e Alfredo Favro li hanno conosciuti e li ricordano come “uomini che parlavano di libertà, di progresso, di migliorare le cose. Persone che hanno molto sofferto, e che non amavano parlare del confino”.
Si trattava di un’esperienza dura: sradicati dalla loro terra e dalle loro famiglie, i prigionieri politici venivano isolati in luoghi remoti, dove lavoravano in una condizione quasi di semi-libertà ma senza possibilità di contatti con l’esterno.
Il sindaco Favro, ringraziando a sua volta Olivero Pistoletto, osserva: “Noi teniamo moltissimo al museo, che ha tre anni di vita. È un piccolo gioiellino, voluto dai partigiani, ideato e costruito interamente da loro”. Ora questo luogo di memoria si è arricchito ancora di una nuova pagina della complessa storia della Resistenza

Da un articolo di Jenny Cuk pubblicato su Luna Nuova, n. 46 anno 2010
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