[OltreRocciamelone] - Coro Alpi Cozie: 50 anni di musica

Da cinquant’anni il Coro Alpi Cozie canta la bellezza delle montagne, di un mondo fatto di piccole cose semplici e di grandi meraviglie, di posti e di persone che sono le nostre radici, la nostra casa.


Il coro ebbe origine nel 1960 da un gruppetto di ragazzi che usavano ritrovarsi la sera nelle vie di Susa e sotto l’Arco di Augusto per cantare i canti tradizionali di montagna.

Si chiamavano Ezio Prevot, Giovanni Borello, Luigi Chiapusso, Pier Tomaso Foglia, Renato Lunardi, Gianfranco Prato, Giovanni Uvire, e la loro passione ben presto li spinse a formare un coro a quattro voci e a cercare un insegnante, un direttore che potesse aiutarli a coltivare il loro talento naturale, amalgamando l’entusiasmo e la vitalità giovanile con la tecnica musicale.

Trovarono il loro primo maestro in padre Tarcisio Raimondi, un giovane frate francescano che in quell’inverno del 1960 era da poco giunto a Susa. A quel punto, era necessario trovare un nome per il coro, che esprimesse la sua identità culturale e il suo inscindibile legame con i luoghi con cui il cuore dei ragazzi risuonava naturalmente. Non fu difficile: nel momento della riflessione, alla ricerca di un’idea, si guardarono attorno: sollevando lo sguardo i loro occhi furono colmi della vista delle loro montagne, fonte di ispirazione dei loro canti. Quando Luigi Chiapusso disse ad alta voce “Alpi Cozie!”, i ragazzi si accorsero che questo nome si accordava perfettamente al loro animo.

Nel giro di pochi mesi, i coristi divennero una ventina, poi arrivarono a 40.

Il 22 maggio 1960 fu una data storica: il coro tenne il suo primo concerto, in occasione della festa dell’olmo a Villar Pellice. La crescita artistica e il successo del gruppo fu da subito straordinaria: già nel 1961 fu inciso il loro primo disco, “Canti di montagna”, seguito a pochi mesi di distanza da un secondo disco. Lo stesso anno il coro si esibì a Torino in occasione del centenario dell’Unità d’Italia.

Negli anni successivi i concerti si moltiplicarono. Nel 1963, il cronista Romano Telmon scrisse sulla Gazzetta del Popolo: “Cantavano felici di riabbracciarsi con lo spirito alla care boscaglie ed i ghiacciai, dovunque poté spargersi, un giorno, la loro voce festosa. Cantavano e mi pareva che con l’anima vibrassero fino alle stelle e che nell’oblio della canzone facessero rinunzia di essi stessi per conquistarsi in amore”.

Nel 1964, padre Tarcisio, che tanto aveva fatto per quei ragazzi, dovette lasciare la Valle e la direzione del coro. Oggi vive a Genova, ma ricorda ancora con affetto il coro, che descrive come “una meravigliosa Stella Alpina raccolta ai piedi della Madonna del Rocciamelone e con passione seguita nel mio giovane cammino sacerdotale francescano a Susa”.

Per qualche anno la guida divenne Giovanni Uvire, finché il coro non incontrò un altro personaggio che sarebbe stato fondamentale nella sua storia: don Walter Mori. Giovane sacerdote da poco tornato da una missione in Brasile e gran conoscitore della musica, don Mori prese le redini del gruppo e contribuì in modo determinante alla crescita artistica e all’ampliamento del repertorio: ai canti i montagna si affiancarono quelli del folklore regionale, italiano e poi del mondo. Don Mori cercò la collaborazione di grandi esperti, di maestri e di compositori come Alfio Inselmini, Andrea Gallo e Roberto Hazon che resero il repertorio del coro veramente unico e di grande qualità.

Nel 2008 a don Mori è subentrato un altro giovane maestro: Mariano Martina, diplomato al Conservatorio di Torino in Composizione, Musica corale e Direzione di coro, che già da tempo era membro del coro Alpi Cozie.

In occasione del cinquantesimo, il coro sta incidendo un CD che uscirà a fine estate e che comprenderà, oltre a brani della tradizione popolare e alpina (come Sul Ponte di Perati, già presente sul primo disco “Canti di montagna”), buona parte dei brani nuovi imparati in questi ultimi anni. Ci saranno brani mai incisi prima dal coro, come Stelutis alpinis, poi 2 brani appositamente creati da compositori amici per il cinquantesimo, un lied per coro maschile di Franz Schubert in lingua originale e qualche elaborazione di famose canzoni di musica leggera

In questi cinquant’anni il coro ha percorso ben 250000 kilometri per portare la sua musica nel mondo. Oltre che in Piemonte e in Italia, ha dato concerti in Francia, Svizzera, Germania, Polonia, Belgio, Ungheria, Austria, Lussemburgo, Olanda, Svezia, Lettonia, Stati Uniti, Brasile, Argentina, Uruguay, Canada, Unione Sovietica, Bosnia e Giappone.

Inoltre, i coristi sono stati ricevuti e ascoltati da Sandro Pertini, da papa Paolo VI e da papa Giovanni Paolo II. Hanno partecipato a numerosi festival, hanno riscosso successo e simpatia in alcune delle più importanti piazze (come piazza Navona, a Roma) e chiese (come la cattedrale di Budapest) e in innumerevoli paesini sparsi nel mondo, portano ovunque lo stesso entusiasmo e lo stesso buonumore. Hanno raggiunto la quota dei 1800 concerti e non hanno nessuna intenzione di fermarsi, anzi sperano che i giovani di oggi riscoprano la bellezza della musica tradizionale e di montagna, perchè un importante patrimonio culturale e musicale, ma soprattutto umano, non vada mai perduto.

Oltre ai concerti ufficiali, fanno parte della storia di questo coro straordinario anche quelli improvvisati, nati da una spontanea esplosione di gioia di vivere, per il piacere e lo stupore di un pubblico occasionale: memorabile quello tenuto durante il volo per New York, o quello improvvisato fuori da un albergo dall’altra parte del globo per un unico spettatore, un valsusino emigrato da tanto tempo, giunto con rammarico troppo tardi per l’esibizione del coro.

Le parole che meglio esprimono lo spirito di questo straordinario coro di cui la Val di Susa è giustamente orgogliosa sono quelle che uno dei fondatori e maestri, Giovanni Uvire, scrisse tanto tempo fa in un suo quadernetto: “Siamo lieti di avere splendidi boschi, pascoli e rocce, fiori meravigliosi per colore e per grazia, e nebbie, nevi e ghiacciai. E come dai ghiacciai nascono i torrenti, fonti di vita per le valli e le pianure, nell’uomo che si innalza al di sopra delle sue preoccupazioni quotidiane nasce una nuova vita, l’uomo si trasforma e canta felice perché è il canto e il suo linguaggio sia esso triste o lieto. Ci siamo cercati, ci siamo trovati ed abbiamo formato un Coro per poterci parlare nel nostro linguaggio preferito, con l’intento di estendere al mondo intero quei magnifici canti che altri prima di noi hanno sentito, hanno cantato...”.

Nel prossimo post potrete ascoltare un canto eseguito dal Coro Alpi Cozie.

Articolo di Jenny Cuk pubblicato su Luna Nuova n. 36 anno 2010

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